CREDIT CRUNCH: nulla di nuovo

Sono ormai più di dieci anni che sentiamo parlare di credit crunch. Ma cos’è esattamente? Questo termine significa precisamente una consistente riduzione delle erogazioni di finanziamenti da parte delle Banche nei confronti delle imprese. In Italia questo fenomeno è ancora più grave in quanto il tessuto economico è costituito prevalentemente da piccole e medie imprese che si affidano quasi totalmente alla Banca per reperire la provvista finanziaria di cui hanno bisogno. Le nostre PMI infatti non sono abituate a diversificare o e a cercare fonti di finanziamento alternative al sistema bancario, come ad esempio i minibond, o le recenti piattaforme Fintech ormai molto note. Unimpresa ha stilato recentemente un rapporto proprio su questo importante tema ed e’ risultato che, i prestiti alle PMI italiane si sono ridotti del 5% rispetto allo scorso anno. Il calo maggiore si riscontra nel credito a breve termine (-7%).

Quali sono i motivi?

Una delle principali cause è senza dubbio il clima di incertezza politica che domina la scena da marzo 2017, nonché la quantità enorme di debito pubblico in possesso degli Istituti di Credito. Banca d’Italia stima che le Banche ne possiedano circa il 32% e ciò le espone fortemente al rischio rappresentato dallo spread. Quest’ultimo misura la differenza fra il rendimento dei titoli di stato italiani rispetto al titolo europeo guida: il bund tedesco. Se il rischio percepito sul Paese aumenta, esso si traduce in un innalzamento dello spread che provoca una riduzione del valore di mercato dei titoli di stato presenti nei portafogli degli Istituti di Credito, esponendoli di fatto ad una erosione del loro patrimonio. Per adeguarsi alle normative imposte dagli accordi di Basilea 2 e 3 le Banche sono costrette ad attuare una politica restrittiva del credito a sfavore delle PMI più esposte a rischio di credito, o a rivedere le condizioni economiche per gli affidamenti già in essere. L’aumento dello spread oltre a produrre una stretta creditizia, come sopra accennato, provoca nell’immediato anche un peggioramento dei margini operativi delle aziende per effetto dell’aumento del costo del denaro. In base ad una proiezione pubblicata da Cerved, per ogni aumento di 100 bp del costo del debito corrisponde una riduzione del Roe di almeno un punto percentuale.

Credit Crunch e PMI italiane

Perché il credit crunch pesa di più sulle PMI? Le piccole e medie aziende sono considerate da sempre più rischiose rispetto alle grandi imprese e quindi le Banche, secondo le logiche patrimoniali imposte dagli accordi di Basilea, sono costrette a ridurre le erogazioni e ad aumentare il costo del denaro praticato alle PMI canalizzando la loro liquidità sulle grandi aziende considerate meno rischiose, più strutturate, e in grado di far fronte anche a periodi di incertezza.

Quali strumenti hanno le PMI per evitare che ciò accada?

Mai come oggi è importante potersi affidare a tecnici specializzati che conoscono il mondo del credito e sanno dialogare ed interagire in maniera efficace e competente con gli Istituti Bancari. E’ sempre più indispensabile corredare la richiesta di credito allegando informazioni, piani industriali, business plan, il tutto organizzato in un report che sia in grado di trasmettere all’esaminatore dell’ufficio crediti della Banca, tutte le informazioni sul presente e sul business futuro dell’azienda. Il report che deve essere elaborato e redatto secondo logiche bancarie ben precise e molto spesso sconosciute alle PMI, è la chiave di volta per ottenere l’esito positivo della richiesta.